Foto di Manuela Fabbri

lunedì 6 luglio 2009

Goliarda Sapienza, la terribile arte della gioia


di Adele Cambria
«E se accadesse il miracolo? Se quando saranno pubblicate queste righe i critici che contano avessero già scoperto - il libro postumo di Goliarda Sapienza, L'arte della gioia, è uscito nelle edizioni di Stampa Alternativa in aprile - che abbiamo perduto, due anni fa, una grande scrittrice?» Scrivevo così, nel maggio del 1998, su Noi Donne. La cosa che sognavo avvenne dopo nove anni dalla morte di Goliarda. (L'avevano trovata i carabinieri, una notte d'agosto del 1996, riversa sulle scalette interne della piccola casa nella kasba di Gaeta, in cui passaval'estate). A settembre del 2005, dunque, in Germania e in Francia due ardimentose case editrici, governate da due donne- rispettivamente Waltraude Schwarze per la berlinese Aufbau-Verlag e Viviane Hamy per l'omonima casa editrice parigina - pubblicavano ed imponevano, con un tam-tam de bouche en oreille L'arte della gioia. Così l'Italia scopriva Goliarda Sapienza di rimbalzo.
E su l'Unità anch'io potevo dire la mia amara felicità e la rabbia: «Mi vengono le lacrime agli occhi nel leggere che la mia amica che non c´è più, Goliarda Sapienza, si rivela ora, come scrive Renè de Ceccaty su Le Monde, "una narratrice siciliana meravigliosa… Il romanzo è una trasvolata fenomenale della storia politica, morale e sociale dell'Italia, forse un nuovo Gattopardo, altro capolavoro che non fu letto se non dopo la morte del suo autore"».
Il Gattopardo, già. Nel 1979 Goliarda mi diede il voluminoso dattiloscritto de L'arte della gioia, dicendomi semplicemente - e sorrideva quasi scusandosi: «Sai, mi sono chiusa in casa sette anni per scriverlo, perciò non ci siamo conosciute prima, è colpa sua!» Alludeva al fatto che io, da comune lettrice del suo primo romanzo, Lettera aperta, pubblicato da Garzanti nel 1967 (per intercessione del poeta Attilio Bertolucci), le avevo scritto subito una lettera quasi d'amore: lei mi aveva risposto subito, affettuosamente, ma non ci eravamo mai incontrate. La intravedevo, ma di rado, a qualche prima dei film del suo compagno, Citto Maselli, ma mi appariva quasi segregata da quella che si definiva ancora, a quei tempi, pudicamente, una malattia dell´anima…
Lessi e rilessi tre volte le settecentottanta cartelle de L'arte della gioia. Erano una miniera, ed ogni volta che le leggevo facevo una scoperta: il libro di Goliarda era un romanzo criminale, un romanzo libertino, socialista, femminista, sessantottino, era tutto, tutto il nostro migliore Novecento! E così osai segnalare su Il Giorno, a cui collaboravo, che era nata, nel personaggio di Modesta - protagonista de L'arte della gioia - una splendida creatura siciliana di sesso femminile: «La nuova Gattoparda». Il risultato fu che, respingendo il dattiloscritto che l'autrice gli aveva spedito, per mio improvvido suggerimento, Sergio Pautasso, all´epoca responsabile del settore narrativa della Rizzoli, non trascurò di citarmi (pur senza nominarmi): esercitando su quella mia definizione un sarcasmo che ovviamente aveva per maggior bersaglio la scrittrice.
Via via che passavano i mesi le lettere dei rifiuti editoriali si moltiplicavano, e Goliarda le raccoglieva con cura, come fossero lettere d´amore. Ma intanto, senza scoraggiarci, ci mettemmo a scrivere un trattamento televisivo dell´inedito. Goliarda si affidò a me con il supporto fondamentale dell´esperienza cinematografica di Lu Leone. A noi si aggiunse il giovane Massimo Serafini, all´epoca collaboratore de Il Manifesto, non meno entusiasta di quella storia grandiosa. Dove il personaggio di Modesta era anche metafora della Sicilia, madre odiata/amata dell'autrice. Varrà la pena, a questo punto, di accennare almeno alla figura dei suoi genitori: Goliarda era l'ultima figlia di un avvocato catanese socialista, Giuseppe Sapienza, l'avvocato dei poveri… Ed i poveri, ovvero «le vittime della società», cioè le donne più disgraziate che riempivano quotidianamente l'anticamera dello studio di suo padre, in una grande casa signorile in rovina, alla Civita, (la kasba di Catania), furono l'incubo di Goliarda bambina e poi adolescente. Lo fa intuire in Lettera aperta.
Per decenni il senso di colpa verso le clienti dell´avvocato Sapienza le aveva impedito di scrivere. «Queste donne - confessa - sono entrate, si sono sedute sulle sedie, e mi guardano… Io so che cosa pensano: «Lo sapevamo che ci hai tradito, tu parli di te, del tuo disordine piccolo borghese, delle tue camicette marcite…».
E, come se non bastasse, la madre di Goliarda, Maria Giudice, (a cui il libro era dedicato), era stata una maestra elementare lombarda, ma anche una socialista militante: prima donna diventata segretaria di una Camera del Lavoro, quella di Torino, dirigeva il settimanale Il grido del popolo e dopo essere stata incarcerata insieme a Umberto Terracini, nel 1917, per aver distribuito, nei giorni di Caporetto, volantini «disfattisti» - era scesa in Sicilia a guidare le lotte contadine nell´occupazione delle terre. A Catania aveva conosciuto e sposato, (unione civile), l'avvocato Sapienza.
Quando finalmente ci incontrammo, Goliarda ed io, in pieno femminismo, le chiesi se non le sembrava paradossale che, in Lettera aperta, una come me, cresciuta in una famiglia calabrese piccolo borghese e assai cattolica, potessi aver riconosciuto, leggendo Lettera aperta, una infelicità analoga alla sua.
Com'era possibile? Lei che era stata educata da genitori socialisti antifascisti e atei! Niente Prima Comunione, niente festa e regali, e quel nome strano, Goliarda, di cui si giustificava spiegando alle amichette: «Mio padre… me lo mise perché era un nome senza santi». Non capivo le sue frustrazioni di bambina, nel sentirsi tanto diversa dalle altre. E quanto le avevo invidiato quei genitori rivoluzionari, e il cinema di Jean Gabin, a volontà, nel cinematografo di Civita, e le crispelle di mezzanotte insieme al padre, dopo il cinema, o il Teatro dell´Opera, o l'Opera dei Pupi. (Tutto questo lo scoprii leggendo, più tardi, anche il suo racconto incompiuto e bellissimo, intitolato Io, Jean Gabin).
Il trattamento de L'arte della gioia, finalmente, fu scritto. Lo portammo con trepidazione - Lu Leone ed io - a Vittorio Bonicelli, nostro interlocutore in viale Mazzini. Ci richiamò dopo averlo letto. Entrammo nel suo ufficio, Bonicelli, un intellettuale disincantato ma non opportunista, sollevò gli occhiali sulla fronte e ci ammonì: «Noi sopravviviamo, carissime, nelle pieghe della distrazione del potere». Pausa, poi la domanda: «Ma che volete? Far saltare la Rai?»
Torniamo al giorno in cui al Teatro La Maddalena, Goliarda mi consegnò il dattiloscritto. «Ho voluto - mi disse - tentare la scommessa di una narrativa popolare di sinistra».
Mi immersi in quelle pagine schioccanti e rutilanti, inseguendo una scrittura colorata e travolgente che «respira» davvero come il mare: quel mare che la diseredata bambina della Chiana del Bove conosce soltanto dalle parole di Tuzzu: Il mare è una chiana blu - le racconta il ragazzo - ma senza le montagne di lava che noi vediamo là in fondo… È tutta una chiana d'acqua blu che va a finire al cielo… «Una chiana d´acqua blu come i tuoi occhi…», osa la bambina al ragazzo che sta fumando la sua prima sigaretta.
Ma soprattutto, di pagina in pagina, percepivo la compattezza ideologica dell'Autrice. Goliarda, non era affatto «ideologica»: anzi accusava l'ideologia di averle rovinato la vita. Ma aveva idee «straniere» su tutto.
E deve essere stata questa, suppongo, la ragione per cui i responsabili delle più grandi case editrici si ritraevano con terrore dalle pagine de L'arte della gioia. Dove fioriva e crepitava una Sicilia magnifica come una Dea, e s'affollavano personaggi, animali, paesaggi, e scorrevano vicende storiche nell´arco, quasi, dell´intero Novecento. Modesta, la protagonista, nasce infatti il primo gennaio del 1900 e il romanzo l'accompagna fin oltre il '68. Attraverso il suo corpo e la sua mente, passano sette decenni, storie di feudi e conventi, di principi e campieri, la Grande Guerra e l'epidemia di «spagnola», le lotte e le speranze del socialismo e l'avvento del fascismo… Ma dovunque l'autrice sparge il sale intollerabile della sua sapienza eversiva, e come poteva immaginarsi - continuo a chiedermelo - di scrivere un romanzo popolare senza «buoni sentimenti»? Sono tre i delitti, forse più fantasticati che realizzati, che aprono alla bambina della Chiana del Bove, e poi all´adolescente e alla giovane donna, le porte della conoscenza, della ricchezza, e finalmente del potere aristocratico. Ma subito Modesta cerca scampo nella chimera del socialismo. Che la disillude. «Fra i tuoi compagni - dice al giovane medico socialista umanitario di cui si è innamorata - ho trovato soltanto una malcelata aspirazione alla santità… O la ferocia del dogma… per nascondere la fluidità della vita».
Una vita che fluisce con una forza regale nelle vene di Modesta (e di Goliarda) fino alle ultime pagine del libro, e - voglio fare un atto di fede - anche (prego) negli ultimi sconosciuti attimi dell´esistenza dell'autrice.
La difficile, terribile «arte della gioia», Goliarda riesce comunque ad insegnarcela fino all'ultimo respiro, raccontandoci l´amore pieno e caldo di Modesta, alla svolta dei suoi settanta, con un coetaneo: «Questa gioia piena dell´eccitazione vitale di sfidare il tempo in due, d'essere compagni nel dilatarlo, vivendo il più intensamente possibile prima che scatti l'ora dell'ultima avventura».
L'Unità, 26 settembre 2006.

da Pellicanolibri Beppe Costa, Goliarda Sapienza, Adele Cambria e Citto Maselli



10 commenti:

Antonio E. ha detto...

Spero che la signora Cambria mi perdonerà se oso chiamare l'opera di Goliarda Sapienza, l'"Anti-Gattopardo" ma credo che questo ne accresca il già superbo, valore letterario. E un valore aggiunto a "L'arte della felicità" è l'articolo di Adele Cambria che in punta di penna ci purifica, descrivendo una femminilità di verticale devastazione, limpida e catartica, la Cambria riesce a partorire tramite le sue parole il microcosmo che s'aggira voluttuoso nell'opera dell'autrice siciliana spiegando come l'eros è la ricerca della morte fin dentro la vita e viceversa.

angela ha detto...

Carissima Adele Cambria,
felicissima di averla trovata!
La vedo ancora spesso nei film di Pasolini, soprattutto in quel capolavoro che è "Accattone".
Voglio soltanto dirle che le voglio bene anche se non ci conosciamo personalmente, e le auguro di cuore tutto ciò che di positivo lei desidera e merita per la sua vita e le sue attività artistiche.
Se lei vorrà e potrà sarei molto lieta di ricevere qualche sua parola di ricordo di Pier Paolo Pasolini e sulla sua amicizia con lui. La ringrazio in ogni caso.
Un saluto e un abbraccio da Angela

angela.molteni@fastwebnet.it

calcio pazzo ha detto...

complimenti per il blog!!

http://romafm.blogspot.com/

Giovanna Providenti ha detto...

Grazie ad Adele Cambria per avere scoperto il valore sia di L'arte della gioia sia di Goliarda Sapienza prima di chiunque altro!
Colgo l'occasione per dirvi che "La porta è aperta. Vita di Goliarda Sapienza", tra le opere vincitrici del Premio Calvino 2009, è ora edito e si può ordinare tramite il seguente sito: http://www.descritto.it/area/ordina.php?riga=166
così lo descrive Natalia Aspesi: "Capitolo dopo capitolo Giovanna Providenti intreccia spesso la vita di Goliarda a quella di Modesta, la protagonista di L’arte della gioia, in un gioco di specchi che riflettono due vite singolari, temibili, appassionate che non hanno paura dello scandalo né dell’irregolarità né della crudeltà.
È un lavoro sapiente quello di Giovanna che fa riflettere anche su come dieci, trent’anni fa, malgrado il femminismo, malgrado l’apparente libertà, la femminilità potesse ancora essere una prigione, una esclusione, un’invisibile ragnatela che certe volte pare calare tuttora su donne che non stanno alle regole, ai nuovi conformismi in cui si cerca di rinchiuderle.
Minuziosa, ricca, documentata, raccontando un personaggio difficile e ancora sconosciuto, se non per i fatti ormai noti (il cinema, il teatro, un furto, l’impegno politico, la prigione, la miseria, gli amori), questa biografia riesce a farne un grande personaggio: a comunicarci quanto la figura anomala di Goliarda sappia parlarci di quella ribellione, e di quel dolore silenzioso che tante donne quasi sempre nascondono per difendersi dalle ferite del mondo." (Natalia Aspesi dalla motivazione al Premio Calvino 2009)
Grazie ancora ad Adele e un caro saluto
Giovanna Providenti

Anonimo ha detto...

Salve! Sono una laureanda in Scienze della comunicazione desiderosa di avere quante più possibili informazioni sulla vita e sulla critica relativa alle opere di Goliarda Sapienza... Se possedete informazioni a riguardo, potete inviare una email a alessiagiuca@libero.it.
Grazie! Alessia

Anonimo ha detto...

Stanno facendo uno spettacolo su Goliarda Sapienza.
L'avete visto?
Qualcuno sa darmi delle informazioni?

Questo è lo spot
http://www.youtube.com/watch?v=M6RpycBWTpU

Unknown ha detto...

sono nato e cresciuto a Gaeta, vi ho vissuto e come tanti compaesani ho cominciato a "navigare" appena conseguito il diploma nautico.
tante volte ho letto la piccola targa posta all'ingresso della cappella dove è sepolta Goliarda Sapienza ma non sapevo la sua storia ed ora che ne so un briciolo di più, sono commosso, semplicemente commosso.

Unknown ha detto...

Buongiorno,
GOLIARDA continua la sua opera per la messa in scena in previsione della prima. In un anno di attività molti sono stati i professionisti del settore che hanno investito il loro tempo e il loro lavoro per vedere crescere e migliorare questo progetto di spettacolo cineteatrale su Goliarda Sapienza.

Goliarda Sapienza è una scrittrice di enorme talento e tecnica, che ha dovuto lottare per vedere riconosciuto il suo lavoro. Purtroppo ha ottenuto solo dopo la sua morte le meritate conferme.
Ed è questo il motivo per cui lottiamo per il progetto Goliarda:

VOGLIAMO RENDERE OMAGGIO A QUESTA GRANDE SCRITTRICE ITALIANA E SICILIANA ATTRAVERSO LO SPETTACOLO CHE STIAMO COSTRUENDO.
VOGLIAMO CONTINUARE A DIFFONDERE QUESTA PARTE ESSENZIALE DELLA CULTURA ITALIANA, PER NON DIMENTICARLA.


Oggi tu puoi cambiare le sorti di un Progetto Importante che per andare avanti ha bisogno di tutto il TUO SOSTEGNO!


GOLIARDA sta raccogliendo offerte per la produzione dello spettacolo.

Se vuoi aderire clicca qui:

http://www.produzionidalbasso.com/pdb_1429.html

e potrai cambiare le cose anche solo con 10 euro.

Ecco il trailer del progetto:
http://www.youtube.com/watch?v=M6RpycBWTpU

Spero che anche tu possa aiutarci in questo progetto, il tuo impegno ci aiuterà ad andare avanti. Tutti i sostenitori AVRANNO IL NOME PUBBLICATO NEI TITOLI DI CODA.

Mariantonietta ha detto...

Complimenti Sig.ra Cambria, devo innanzi tutto ringraziare il fantastico libro "L'arte della gioia" per avermi fatto scoprire il suo blog, interessante, piacevole e illuminante per una divoratrice di libri e di films come me.
Tornando al libro di Goliarda Sapienza, l'ho letto da poco e lo ritengo veramente un capolavoro non solo dal punto di vista stilistico e letterario ma principalmente perchè costituisce un profondo percorso di analisi interiore per chiunque assapora le sue pagine riuscendo a leggere nella forza e determinazione di Modesta, caratteristiche e peculiarità di tutte noi.

Luisa Riccitelli ha detto...

Grazie per questo post!