di Adele Cambria
«Quando avevo due anni, Erri mi ruppe la testa con una pietra… A Ischia…. Dopo ci siamo persi di vista per decenni…». «Quindi non eri tu la ragazzina che lui aspettava invano sul cancelletto di legno, e lei non veniva…? Ti ricordi la storia d'amore fallita, che racconta in 'Non ora,non qui?'». Conversazioni su Erri (De Luca) l'altra sera a Santa Maria in Galeria, appena finita la proiezione del documentario di RaiSat Extra, «Sulle tracce di Erri De Luca», autrice Patrizia Schisa (quella a cui lui ruppe la testa con una pietra), regista Sibilla Damiani. Attenzione: non era una serata mondana, o- se lo era- si trattava di una mondanità talmente essenziale da confondersi con la semplicità più eletta: ristorante rustico, abbondanza di cibo rustico, vino rosso versato quasi apostolicamente dal protagonista, lo stesso scrittore, soprattutto nel bicchiere sempre disponibile di un altro scrittore, Pedrag Matvejevic… L'autrice del documentario- in onda venerdì 8 ottobre su un canale «i cui tempi, luoghi e volti- spiega il suo Direttore, Marco Giudici- non sono quelli della Tv generalista» è dunque un'amichetta d'infanzia di Erri De Luca. E dice Milly, la madre di Erri (ed eccellente co-protagonista del video e della serata): «Mio figlio da piccolo non è che si faceva tanti amici, ma ora è contento, quei pochi, di ritrovarli…». «Allora non eri tu- insisto con Patrizia- la ragazzina del cancelletto?». «Purtroppo no! Ma dopo, verso i sedici anni, ho avuto un flirt con Daniele, il cuigino di Erri... Che ha scritto la musica per la canzone che Erri, nel nostro video, suona alla chitarra...». Ed anche questo potrebbe sembrare uno strano miscuglio, l'alone degli affetti parentali che circonda lo scrittore napoletano nella sua maturità, lui che a diciott'anni- come racconta nel video- si 'scasò'. «Una diserzione totale, dalla casa, dalla famiglia, dalla città, da tutto…»: e addirittura, oggi, rivendica la convivenza con la madre. «Ho l'onore di accogliere nella mia casa la sua bellissima vecchiaia…». Ma infine ecco la storia di Erri De Luca. «Una biografia sceneggiata» è il sottotitolo del video e comincia con lui che cura l'orto, travasa il vino… («Avete fatto sembrare la casa una reggia!», ammirava Milly a tavola). Erri spiega che il suo nome non è un vezzo, ma sarebbe stato Henry, come uno zio dell'Alabama, solo che le leggi fasciste proibivano i nomi stranieri…. «E quando io giravo per la città con questo nome mi pigliavano per americano, Napoli all'epoca era il più grande bordello dei militari americani nel mondo, una città occupata, una città venduta, ed io volevo andarmene… La città mi ha espulso…». Domanda Patrizia: «Lasci Napoli a diciott'anni, e dove vai?». «Non lo sapevo, ma ho scoperto che c'era una intera generazione scasata in quegli anni, la mia…. La generazione che sarebbe diventata, dopo, la più carcerata d'Italia…». Quella «comunità d'insorti», come la chiama lui, finisce attorno agli Ottanta. Lui, che ha preso la maturità classica per non dispiacere al padre- «Dottò, io mi piglio la maturità e poi la vita è la mia!» - fa l'edile a Roma, poi va in fabbrica a Torino, «addetto alla sgrossatura degli alberi-motore». Domanda Patrizia: «Come trova, un operaio, il tempo per scrivere?». «Un pacchetto di dodici ore, otto in fabbrica e quattro per andare e venire, lo hai venduto. Ma io mi alzavo un'ora prima e mentre stavo alla pressa, avevo qualcosa a cui pensare. La sera potevo aggiungere una pagina scritta… Non ho mai capito il turbamento della pagina bianca».
6 ottobre 2004 l'Unitàpubblicato nell'edizione di Roma (pagina 5)
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