Foto di Manuela Fabbri

giovedì 15 aprile 2010

Adele Cambria dimissioni da "Lotta Continua"


La rivoluzione imita Creonte

Ma, ad imitare Creonte, negli anni Settanta, non sono solo le autorità costituite. Anche le forze della rivoluzione, nel loro assalto al potere, onorano i propri caduti e profanano la morte dei nemici.
L’11 aprile 1972 viene ucciso dai guerriglieri dell’ERP in Argentina Oberdan Sallustro, dirigente della Fiat Concord. La direzione torinese della Fiat fa affiggere migliaia di manifesti di cordoglio nelle sue fabbriche ed invita ad una fermata di cinque minuti.
Il neonato quotidiano Lotta Continua esalta, in prima pagina, il sabotaggio dell’iniziativa Fiat da parte degli operai che strappano i manifesti della Fiat e contrappongono al morto dei padroni i loro molti morti sul lavoro e, a pagina due, titola “Padroni in lutto per Sallustro giustiziato”.
Il giorno dopo, in prima pagina, un operaio Fiat intervistato dice: “Siamo stufi che la stampa, la radio e la TV facciano tanto casino per Sallustro e non dicano una parola su tutti i nostri compagni assassinati dal padrone in fabbrica (…). La morte di Sallustro è stato un invito a nozze per gli operai Fiat”.
Il 15 aprile, il giornale pubblica una fotografia di un manifesto di cordoglio della direzione Fiat imbrattato con due scritte di commento “operaio”: “Amen” in alto e “Non avete capito che vi vogliamo morti tutti?” in calce.
L’atafìa della mitica Tebe ritorna in termini rovesciati: non è Polinice ad essere tenuto insepolto dal divieto del potere, ma sono le forze della ribellione-rivoluzione che cercano di sabotare i funerali solenni di Eteocle.
La foto si trova all’interno di un commento dal titolo “Sallustro in Italia e la guerra di classe”, che conclude:
“Quando uno sfruttatore crepa, noi non ci commoviamo. Ma il problema non è qui. Il problema è quello di una guerra inconciliabile, in cui ogni atto, ogni avvenimento va misurato con la necessità della vittoria …. L’esecuzione di Sallustro è stata la giusta prosecuzione militante di un movimento di massa forte, cosciente, contro cui il potere imperialista scatena tutto il suo feroce armamentario. Non è stata un’azione disperata, né una scorciatoia rispetto alla strada maestra della lotta di massa. Così l’hanno vista, così la fanno propria i proletari anche in Italia”.
Il 18 aprile Adele Cambria, direttrice responsabile del giornale ma non allineata politicamente con Lotta Continua, esprime il suo dissenso con una lettera ai “Cari amici di Lotta Continua”.
Spiega: “Dico amici e non compagni, perché, per la mia estrazione e per la mia pratica di vita borghese non voglio arrogarmi un “titolo” che non mi spetta”. Poi dice di aver “letto con dolore” quanto scritto dal giornale sulla morte di Sallustro; si dice convinta che la morte di un uomo non possa essere un invito a nozze per nessuno, che non sia stato l’ERP ad uccidere Sallustro ma la Fiat, “la stessa azienda che uccise Gaetano Milanesio, folgorato alla linea delle 5oo”.
Il giornale aveva, l’11 aprile, dato notizia di due morti: quella del giovane operaio Milanesio, per infortunio, e quella del generale argentino Juan Carlos Sanchez, ucciso da guerriglieri, con i titoli: “Un altro omicidio alla Fiat” e “Argentina: un altro boia giustiziato”. Due morti divisi da una politica di guerra.
La discriminazione dei morti viene respinta radicalmente da Cambria anche con l’intero addebito della loro responsabilità alla Fiat.
Lotta Continua risponde: “Adele parla, e giustamente, del rovesciamento della cultura dominante. Ma ne fa un mito, e non riesce a vedere come già oggi una concezione del mondo nuova venga avanti con forza dalla lotta proletaria (…). Certo, nelle idee dei proletari, non tutto è giusto, non tutto è autonomo (…) Ma questo è sempre meno vero. Se nella risposta politica degli operai Fiat (…) si vede lo stesso cinismo, la stessa crudeltà con cui i padroni esercitano la loro violenza, non si capisce niente”. Insomma, gli operai non parlano di “umanità” “perché non hanno nessun privilegio da mascherare dietro le grandi parole interclassiste”, ma dalla loro lotta, anche violenta, nasce un nuovo vero umanesimo. E si approva non solo l’assassinio dell’ERP, ma anche l’azione degli operai Siemens “che hanno riportato in fabbrica di forza il loro compagno arrestato e licenziato per aver espresso solidarietà col sequestro di un dirigente aguzzino”. Conclude: “Senza mezzi termini: la 'cultura' proletaria non ama i fronzoli, e ama solo le distinzioni essenziali”.
Lotta Continua è convinta che la guerra civile stia per cominciare: il primo numero del quotidiano si apre, l’11 aprile, con il titolo a tutta pagina: “Così i padroni e la DC si preparano alla guerra civile contro i proletari”; domenica 23 aprile, in terza pagina, titolo a tutta pagina: “Compagni partigiani tornate al vostro posto”.
18 maggio: “La posizione di Lotta Continua” sull’uccisione di Calabresi conclude: “un atto in cui gli sfruttati riconoscono la propria volontà di giustizia”.
21 maggio: nuova lettera di Cambria che esprime per il caso Calabresi la stessa totale disapprovazione del caso Sallustro e si dimette, ormai carica di denunce quotidiane, dalla direzione del giornale. Lotta Continua la ringrazia esaltandone il coraggio e l’onestà, ma dicendo che “non è marxista” e che “politicamente è molto lontana da noi”. Lo scontro tra Antigone e Creonte rivive tutto interno alla sinistra antagonista.

Relazione al convegno Antigone. Immagine di un enigma da Sofocle alle Brigate Rosse -
Università di Torino e Centro Studi sul Teatro Classico, 8-9 novembre ’07

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