di Adele Cambria
I miei tempi non ci si muoveva agevolmente nelle terre del Sud, e ben volentieri si fuggiva verso il Nord, che per la mia famiglia cominciava subito dopo Napoli... Ma è con piacere che ricordo il viaggio fatto con la II D del Liceo Classico Tommaso Campanella di Reggio Calabria, in direzione Sud: destinazione, il Teatro greco di Siracusa, per vedere e ascoltare l'Orestea di Eschilo.
tratto da "Filosofia & Religione", "I quaderni di InStoria N° 2"
I miei tempi non ci si muoveva agevolmente nelle terre del Sud, e ben volentieri si fuggiva verso il Nord, che per la mia famiglia cominciava subito dopo Napoli... Ma è con piacere che ricordo il viaggio fatto con la II D del Liceo Classico Tommaso Campanella di Reggio Calabria, in direzione Sud: destinazione, il Teatro greco di Siracusa, per vedere e ascoltare l'Orestea di Eschilo.
Quell'esperienza fu quel che, più tardi, avrei riconosciuto come un'iniziazione alla tragedia greca, nella quale ancora oggi (mezzo secolo dopo) continuo a sentire l'essenza stessa del teatro.
Perché, mi chiedo, la dimensione narrativa (oltre che poetica) della tragedia ha saputo strutturarel'inconscio duemila anni prima dell'arrivo di Freud e di Jung?
Che cosa sono gli Dei e le Dee dell'Olimpo, se non l'incarnazione psichica dei nostri vizi e delle nostre virtù?
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